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Durante il periodo di pandemia e di conseguente lockdown, il mercato del cibo take away ha avuto una forte crescita: per evitare assembramenti e rischi di contagio, la maggior parte delle attività di bar e ristorazione si sono organizzate per offrire il servizio di asporto e poter continuare a vendere i propri prodotti. Per la maggior parte del 2020, le uniche forme di fatturato delle attività di ristorazione erano costituite dall’asporto, infatti, circa l’80% dei locali, si è attrezzato per poter proseguire la propria attività piuttosto che chiudere i battenti.
Dai dati che emergono dal 1° Osservatorio Nazionale sul Mercato del Take Away di Gfk Eurisko, sempre più attività sono entrate a far parte di circuiti digitali (digital food delivery) per ampliare le proprie possibilità ed allargare la propria clientela. I consumatori, d'altronde, sono sempre più esperti nell’utilizzo della tecnologia e di conseguenza più propensi a sfruttare le comodità offerte dall’asporto o dalla consegna a
I rifiuti plastici costituiscono un grave problema per il nostro pianeta e per le specie animali: secondo gli ultimi dati raccolti dal Centro di Legge Ambientale Internazionale (Centre for International Environmental Law), ogni anno il 93% degli oltre 300 milioni di tonnellate di rifiuti in plastica prodotti finisce nelle discariche e negli oceani, entrando nelle catene alimentari delle specie animali. Inoltre, in fase di decomposizione questi rifiuti si trasformano in “microplastiche” sempre più piccole e tossiche, che secondo il report recano danni a più di 100mila mammiferi marini ogni anno, oltre a milioni di uccelli e pesci.
Purtroppo, ancora oggi ci troviamo davanti alla scarsa attenzione o alla completa negligenza nel praticare correttamente la differenziazione dei rifiuti. In Italia, solo il 43,5% della plastica raccolta è destinata al riciclo o recupero, la restante quantità è indirizzata verso le discariche o i termovalorizzatori.