Durante il periodo di pandemia e di conseguente lockdown, il mercato del cibo take away ha avuto una forte crescita: per evitare assembramenti e rischi di contagio, la maggior parte delle attività di bar e ristorazione si sono organizzate per offrire il servizio di asporto e poter continuare a vendere i propri prodotti. Per la maggior parte del 2020, le uniche forme di fatturato delle attività di ristorazione erano costituite dall’asporto, infatti, circa l’80% dei locali, si è attrezzato per poter proseguire la propria attività piuttosto che chiudere i battenti.

Dai dati che emergono dal 1° Osservatorio Nazionale sul Mercato del Take Away di Gfk Eurisko, sempre più attività sono entrate a far parte di circuiti digitali (digital food delivery) per ampliare le proprie possibilità ed allargare la propria clientela. I consumatori, d'altronde, sono sempre più esperti nell’utilizzo della tecnologia e di conseguenza più propensi a sfruttare le comodità offerte dall’asporto o dalla consegna a domicilio. Una curiosità sta nel fatto che 6 italiani su 10, pari al 62%, ordinano a domicilio quando sono felici, mentre ben il 96% lo fa per non mettersi ai fornelli ed avere più tempo per il relax. Il 56% di chi ordina da asporto lo fa per consumarlo in famiglia ed il 51% ordina cibo per le festività o durante le vacanze.

Appare evidente che il cambiamento che ha preso il via da una situazione straordinaria e di necessità, non sia un fenomeno passeggero e legato strettamente al periodo di restrizioni.

Durante il lockdown abbiamo assistito ad una sensibile diminuzione dell’inquinamento atmosferico dovuto alla ridottissima circolazione di mezzi di locomozione personali, ma è altrettanto vero che è notevolmente aumentata la produzione ed il consumo di materiale plastico da imballaggio per le spedizioni e di contenitori per cibo da asporto ed il loro errato smaltimento. Tutto ciò si ripercuote sull’equilibrio, già molto precario, che si è venuto a creare negli ultimi decenni tra l’uomo e la natura. Per avere un’idea sull’impatto ambientale, consideriamo tutta la carta e la plastica prodotta globalmente sulla Terra.

Di tutte le tipologie di packaging esistenti, il 50% è fatto di carta ed il 40% di plastica. Di questi contenitori e materiali da imballaggio, il 36% si trasformerà presto in rifiuti solidi urbani.

É bene che ognuno faccia la sua parte nel contrastare la scellerata gestione del velocissimo progresso scientifico e tecnologico che si è avuto negli ultimi 50 anni e dobbiamo farlo in fretta prima che il processo diventi irreversibile.

Per questo, se sei gestore di un’attività di ristorazione, potresti considerare come punto di forza del tuo business l’utilizzo di packaging che siano funzionali ma anche sostenibili. Come è emerso dall’ultimo G 20, la situazione legata all’inquinamento è più critica di quanto si pensi e bisogna attuare, in maniera celere, misure che limitino l’aumento di produzione di sostanze e materiali dannosi. Diventa di vitale importanza quindi dotarsi di contenitori e prodotti plastic-free per abbracciare, in totale accordo con la natura, questa nuova tendenza. Noi di Gradisco offriamo un’ampia gamma di contenitori completamente ecosostenibili, realizzati in bagassa (o polpa di cellulosa), cartoncino con rivestimento in PLA e bioplastiche trasparenti.

La mission della nostra azienda è chiara: far crescere l’ecosostenibilità nel mondo del packaging. Il nostro scopo è quello di porre l’accento sulle metodologie della sostenibilità e dell’innovazione per rispondere alle esigenze di mercato determinando il minor impatto ambientale. Gradisco dà la possibilità alla tua attività di essere protagonista del cambiamento di rotta, utilizzando contenitori completamente eco compatibili ma senza rinunciare al design moderno, funzionale e Made in Italy.