Con “spreco alimentare” indichiamo qualsiasi prodotto sano e commestibile che, nelle diverse fasi della catena alimentare, invece che essere consumato viene sprecato, buttato, degradato o sciupato.

Sono oltre 270 le milioni di tonnellate scartate in Italia dalla catena alimentare negli anni compresi tra il 2000 e il 2017 tra cereali, pesce, frutta, carne, verdura, uova, patate, barbabietole da zucchero, prodotti lattiero-caseari, colture oleaginose; prodotti perfettamente commestibili che sono stati buttati solo per ragioni economiche, estetiche o in prossimità di scadenze e che, in assenza di uso alternativo, sono state destinate allo smaltimento causando conseguenze negative dal punto di vista ambientale, dei costi economici e mancati guadagni per le imprese produttrici; inoltre se riuscissimo a non sprecare cibo, potremmo sfamare una persona in più ogni quattro.

 

Qual è la differenza tra cibo perso e cibo sprecato?

Una importante distinzione per inquadrare bene la questione è capire questa differenza:

  • parliamo di cibo perso per tutti quelli alimenti che non raggiungono le nostre case in quanto vengono buttati dopo essere stati raccolti o diventano immangiabili prima ancora di arrivare nei nostri piatti oppure che presentano piccoli difetti estetici che non permettono la loro commercializzazione, secondo le stime FAO del 2019 il cibo perso ammonta al 14% totale;
  • invece per cibo sprecato intendiamo tutti quei prodotti che entrano nelle nostre case ma che buttiamo, spesso perché comprato o cucinato in eccesso, secondo il Food Waste Index Report 2021 dell'UNEP rappresenta il 17% del cibo totale prodotto e che ha raggiunto quota 931 tonnellate!

 

Cambio di rotta?

Nel maggio 2020 la Commissione europea ha ideato e pubblicato la strategia Farm to Fork, un piano ambizioso che ha l’obiettivo di cambiare il sistema agroalimentare in modo da garantire l’accesso a cibi sani e sostenibili, salvaguardare la biodiversità e contrastare il fenomeno dello spreco alimentare.

Tra gli obiettivi principali del piano Farm to Fork da raggiungere entro il 2030 troviamo:

  • adottare misure per ridurre del 50% l’uso di pesticidi chimici per limitare l’inquinamento del suolo, delle acque e dell’aria;
  • sviluppare l’agricoltura biologica affinché raggiunga il 25% totale dei terreni agricoli dedicati al bio;
  • etichettare meglio i prodotti alimentari per consentire ai consumatori di scegliere un’alimentazione sana e sostenibile.

 

Quali caratteristiche rendono un prodotto alimentare o una bevanda sostenibile secondo il consumatore?

I consumatori hanno in mente per la maggior parte i metodi di produzione, il packaging, l’origine e la filiera (che significa anche attenzione alla qualità, oltre che naturalmente DOP, IGT e STG), in misura minore aspetti meno evidenti come la responsabilità etica e sociale e altri aspetti, ma sappiamo benissimo che la consapevolezza e il desiderio di cambiamento, come accade per le questioni legate alla crisi climatica, devono partire dal singolo.

 

L’impegno di Gradisco

Da sempre ci schieriamo contro lo spreco alimentare, infatti i nostri prodotti sono ideali per la conservazione e il riuso di alimenti avanzati, come le nostre scatole e contenitori dotate di coperchio, totalmente made in Italy e compostabili in quanto prodotte con sostanze naturali. Tra i materiali da noi utilizzati per la produzione dei nostri prodotti ci sono:

  • Bagassa o polpa di cellulosa, realizzata dal residuo fibroso della canna da zucchero che è stata spremuta nel mulino per estrarne il succo;
  • Il PLA è un polimero derivante dall'amido di mais. Il mais viene raccolto e il suo amido viene trasformato in zucchero. Durante il processo di fermentazione, lo zucchero diventa acido lattico. Questo materiale poi modellato diventa plastica PLA.

 

E come dice un famoso economista: "Tutto ciò che consumiamo lo produce la natura. Tutto ciò che noi produciamo consuma la natura".